Scomparso per diversi giorni a Baltimora, ove si era recato in viaggio, Edgar Allan Poe fu ritrovato da un amico medico nei pressi di un noto pub locale, in pessimo stato, ubriaco e con addosso abiti non suoi.
Raccolto e portato in ospedale, per tre giorni lo scrittore versò in un delirio che lo vide perdere e riacquistare conoscenza pronunciando solamente frasi sconnesse, più volte chiamando un mai identificato “Reynolds”.
Sino alla morte, la mattina del 7 ottobre del 1849; pregando secondo alcuni, recitando versi secondo altri. Già forse confuso nella propria leggenda, alimentata dai suoi detrattori nell’accusarne gli scandali, le sregolatezze e la passione per l’alcool.
Mai chiarite le circostanze di questa morte. Molte le ipotesi, nel corso di un secolo e mezzo forumulate: dal mesto e banale epilogo di un caso d’alcolismo alle congetture su malattie quali la rabbia e il colera, non rare a quel tempo. Oppure le conseguenze di una vendetta personale, o l’aggressione da parte di chi avrebbe fatto bere sino alla demenza il malcapitato “tizio da fuori città,” a scopo di rapina o, assai più probabilmente, di broglio elettorale. In periodo di elezioni poteva capitare che un qualche poveraccio venisse ubriacato o drogato, praticamente sequestrato e sballottato qua e là a votare più volte in seggi diversi, con qualche opportuno cambio di aspetto, vestiario e identità formale.
L’ultima fra le possibili soluzioni la propone ora lo scrittore americano Matthew Pearl, forse più noto per il best seller intitolato Il Club Dante (The Dante Club, 2003), ma pure autore del romanzo The Poe Shadow (2006) pubblicato in Italia da Rizzoli come L’ombra di Edgar, un thriller basato proprio sul mistero di quegli ultimi giorni a Baltimora.
Un cancro al cervello sarebbe stato la causa, o una della cause, della morte di Poe, giustificandone così anche lo stato confusionale e allucinato.
Dopo tre anni di ricerche, Pearl avrebbe ritrovato gli elementi a supporto di questa sua teoria in vecchi documenti e articoli di giornale, risalenti all’epoca in cui l’illustre salma fu esumata, a 26 anni dalla sepoltura, per essere traslata in una più prestigiosa posizione all’interno dello stesso cimitero che ancor oggi la ospita, rendendone la lapide un’attrazione turistica.
Una lettera non datata, indirizzata al direttore del quotidiano The Baltimore Gazette da parte di un medico presente all’esumazione, testimonia che “il cervello del poeta Poe, all’apertura della sua tomba, era in un quasi perfetto stato di preservazione” e “la massa cerebrale, visibile attraverso la base del cranio, non presentava segni di disintegrazione o di decadimento benché, ovviamente, fosse alquanto diminuita di volume.”
Ancora, in un articolo pubblicato nel 1878 sul St. Louis Republican si riporta come “il necroforo addetto a rimuovere il corpo del poeta” ne avesse sollevato la testa, e dichiarato di averne visto il cerebro “rotolarci dentro come fosse un grumo di mota”, constatando che “il cervello si era disseccato e indurito nel teschio.”
Come afferma un medico legale dallo stesso Pearl consultato, il cervello è tra i primi organi a decomporsi e non c’è modo che rimanga presente un quarto di secolo dopo l’interramento.
Un tumore, tuttavia, può calcificarsi mentre il resto dei tessuti si decompongono, ed è forse questo che i testimoni hanno veduto e descritto. Alcuni tumori cerebrali visti in foto, aggiunge ancora il romanziere, ricordano in effetti l’aspetto di un cervelletto avvizzito.
La teoria del cancro troverebbe appoggio in Poe, una nuova biografia di Edgar Allan Poe pubblicato nel 2005 dal professor James M. Hutchisson il quale giunge alle medesime conclusioni, ma attraverso altri indizi individuati nella vita del poeta, compreso il fatto che il Dottor Moran, che lo assistette sul letto di morte, riportò inizialmente una “congestione cerebrale” quale causa del decesso.
Rilanciando “incidentalmente” il suo libro a un anno dall’uscita, Pearl non pretende con ciò di aver risolto ogni dubbio sulla sorte di una delle più grandi (e, almeno in patria, trascurate) figure della letteratura di ogni tempo. Poe resterà avvolto nei propri misteri e i suoi resti inquieti, salvo improbabili riesumazioni ulteriori, avranno ancora tempo di rivoltarsi nella tomba per i più svariati motivi: l’ennesima imitazione, incomprensione, mitizzazione o parodia.
O persino la produzione hollywoodiana di un prossimo film scritto e diretto da Sylvester Stallone, annunciato in uscita per il
2 commenti:
Per tutti gli shoggoth!! Non sapevo che Stallone si stesse impegnando in cotanto dissacratorie produzioni! Che Azathoth ce ne salvi!
Se n'era parlato già nel 2005, facendo il nome di Robert Downey Jr. a interpretare Poe. Ma la cosa era cadutà lì, con Stallone che proponeva qua e là il copione. C'è già una scheda del film su IMDB
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