venerdì 11 luglio 2025
Miskatonic University Expedition, Far East, 1896
domenica 9 febbraio 2020
martedì 17 marzo 2009
Harry O. Morris. La realtà è un collage d’incubi
Celebrato illustratore e protagonista della piccola ma agguerrita editoria americana del fantastico, scovare una qualunque nota biografica su Harry O. Morris appare tuttavia un’impresa disperata. Le pagine dedicategli nel recente art book tematico A Lovecraft Retrospective (2008), fra le poche informazioni disponibili, rivelano come il suo interesse verso l’immaginario horror sia iniziato nell’infanzia, tra la fine degli anni 50 e l’inizio del successivo decennio frequentando le proiezioni dei B-movies nei cinema di Albuquerque, la città del Nuovo Messico in cui tuttora vive. E ancora frequenta le prime classi delle medie quando si accende la sua passione letteraria verso il genere, nel 1964, con la scoperta di un tascabile di H.P. Lovecraft.
Proprio come appassionato nella tripla veste amatoriale di editore, curatore e artista inizia nel 1970 a pubblicare Nyctalops, una tra le fanzines lovecraftiane più significative che si evolverà negli anni 80 in direzione di un weird radicalmente rinnovato; quello, per intenderci, di autori quali Thomas Ligotti che proprio sulla rivista fa il suo esordio. E con la Silver Scarab Press, minuscola casa editrice specializzata sorta dalle esperienze di Nyctalops, Ligotti pubblicherà il suo primo libro, quel Songs of a Dead Dreamer (1985) accompagnato in copertina e per gli interni dai collages fotografici di Morris.
Attratto dal surrealismo in maniera crescente dalla seconda metà dei 70, Harry Morris Jr. – come ai primi tempi si firmava – compone le proprie visioni cupe fra l’allucinatorio e l’angosciante dapprima con la tecnica del collage, riassemblando elementi estranei in nuove combinazioni d’incubo cui, nel corso degli anni, andrà a fondere il montaggio fotografico sino all’odierna elaborazione digitale.
Gallerie: spazio web ufficiale sul sito Gauntlet Press; illustrazioni interne per Songs of a Dead Dreamer e altre tavole ligottiane sulle pagine di Thomas Ligotti Online.
sabato 28 febbraio 2009
“Ho un piano speciale per questo mondo”
There are no means for escaping this world
It penetrates even into your sleep
and is his substance
You are caught in your own dreaming
where there is no space
And a hell forever where there is no time
You can do nothing you are not told to do
There is no hope for escape from this dream
that was never yours
The very words you speak are only its very words
And you talk like a traitor
Under its incessant torture
Non vi è modo per sfuggire questo mondo
Esso penetra persino nel tuo sonno
ed è la sua sostanza
Ne sei preso nel tuo sognare stesso
dove lo spazio non esiste
E per sempre è un inferno senza tempo
Nulla puoi fare che non ti sia stato detto
Non c’è speranza di fuga da tal sogno
che non è mai stato il tuo
Le stesse frasi che dici son solo le sue stesse
E parli come un traditore
Sotto alla sua incessante tortura
domenica 30 novembre 2008
Nova SF* 78: Ligotti, Zelazny, e l’apertura di Elara verso il “Weird”
“Vi lascio ora alle ricche suggestioni di questo numero di Nova, a questo Palcoscenico degli Dèi su cui si avvicendano: gli orrori di Thomas Ligotti nella novelette L’ultimo Banchetto di Arlecchino che l’autore dedica alla memoria di H.P. Lovecraft; le visioni straordinarie e lo stile elegante ed evocativo del miglior Roger Zelazny (reso splendidamente dalla traduzione di Lella Moruzzi) nel suo romanzo breve Il cuore è una tomba che, anche se in tutt’altra ambientazione, ravviva il ricordo delle atmosfere e della poesia di Alpha Ralpha Boulevard dell’ottimo Cordwainer Smith; le riflessioni sociologiche del Robert F. Young di Notte sia, e l’invasione senza ragione e battaglie raccontata da Alan E. Nourse nel geniale Lo specchio, il divertissement planetario di Antonio Bellomi con l’ormai famosissimo dottor Uriel Qeta. Poi un testo controverso, New York City nel 1979 di Kathy Acker, scrittrice americana di letteratura estrema e per questo estremamente popolare, alla quale Riccardo Gramantieri e Giuseppe Panella dedicano brevi considerazioni, sul tema: ‘Provocazione o arte?’. Con il racconto Der Arme Dolmetscher ancora Giuseppe Panella e Riccardo Gramantieri offrono un esempio narrativo e una rievocazione di un grande talento recentemente scomparso, Kurt Vonnegut. Piero Giorgi cura la terza puntata della Storia di Urania rivista, proseguendo la sua analisi ampia e approfondita della prima ‘rivista’ mondadoriana di fantascienza. Giovanni Mongini offre ai suoi fans e a tutti gli appassionati di cinema Extrasensorial movies, cronaca della cinematografia dedicata al paranormale e ai poteri psi, una cavalcata attraverso decenni di pellicole famose o sconosciute. Franco Piccinini dedica un articolo amabilmente feroce ai molti ‘plagi’ compiuti alle spalle della povera fantascienza dagli autori letterari e cinematografici di best sellers. E il fisico Fulvio Peruggi, uno tra i maggiori divulgatori scientifici italiani, presenta la seconda parte di Ghiaccio e fuoco, la storia e le prospettive evolutive del clima sul nostro pianeta, una miniera di scoperte su ciò che è vero e su ciò che è falso intorno alla climatologia e alle sue previsioni per il futuro della Terra, il tutto raccontato con la freschezza e la vivacità di un appassionante racconto. E infine Albert A. Dalia ci offre Lo Jia-Sha, una delle sue storie ‘cinesi’ deliziosi racconti sui miti di quel paese che i lettori di Nova Sf* hanno dimostrato di apprezzare enormemente in passato”. (Armando Corridore)
Questi i contenuti de Il palcoscenico degli dei, settantottesimo numero di NovaSF* pubblicato da Elara Libri in continuità con la quarantennale storia della testata, come presentati da Armando Corridore nel concludere il suo lungo editoriale in terza pagina.
Fra i pezzi pregiati di questo NovaSF* 78 spiccano dunque i due racconti lunghi: l’inedito “Il cuore è una tomba” di Roger Zelazny (The Graveyard Heart, 1964) e “L’ultimo banchetto di Arlecchino” di Thomas Ligotti (The Last Feast of Harlequin, 1990). Quest’ultimo già apparso come “La festa di Mirocaw” in una precedente versione su Millemondiestate 92 (Mondadori, 1992), segno evidente delle aperture di Elara verso l’horror e le diverse altre sfumature del fantastico: un ampliamento di orizzonti inaugurato proprio con la pubblicazione, quest’anno, del primo volume di Ligotti in Italia I canti di un sognatore morto (Songs of a Dead Dreamer, 1989).
L’intervento di “Pagina tre” integralmente disponibile online alla pagina di NovaSF* 78, sul sito web dell’editore, fa il punto della situazione dopo il passaggio di consegne dalla liquidata Perseo all’attuale Elara Libri che ne mantiene il catalogo e gli impegni, illustrando quindi i programmi del nuovo corso editoriale.
Confermato l’interesse per l’horror di qualità, a partire da una seconda raccolta personale in preparazione per Thomas Ligotti, Grimscribe: His Lives and Works (1991), “rielaborata e ristrutturata in collaborazione con l’autore appositamente per l’Italia” – per citare lo stesso Corridore che ancora si occuperà della sua traduzione e cura: – “L’antologia si intitolerà Lo Scriba Macabro, titolo appositamente scelto da Ligotti tra le varie opzioni che gli ho proposto, e uscirà nei primi mesi del 2009. L’horror di Elara non si fermerà certo a Ligotti. Per ora non faccio nomi ma assicuro a quelli tra voi che si interessano di questa letteratura che avranno altre gradite sorprese”.
In arrivo poi un monumentale Omnibus su Robert Ervin Howard, primo di una serie dedicata a grandi autori di fantascienza, fantasy e horror: “una completa panoramica della produzione del bardo di Cross Plains, con molti scritti inediti o presentati per la prima volta in edizione integrale, curiosità, foto, notizie biografiche finora inattingibili al pubblico italiano”. Prossima inaugurazione anche per una nuova collana di saggistica, destinata a ospitare gli approfonditi contributi critici di Riccardo Valla, Antonino Fazio, Giuseppe Lippi, Vittorio Curtoni, Riccardo Gramantieri e altri ancora.
Ghiotta novità è infine l’annuncio di una collana periodica esordiente, Nova WF* ovvero “Nova Weird Fiction,” che andrà ad affiancare la sorella maggiore Nova SF* per occuparsi più specificamente della letteratura fantastica, fantasy, dell’orrore e del “bizzarro”. Forse non una rediviva Weird Tales, ma pubblicazione certamente necessaria in una particolare “nicchia” che l’editoria italiana di genere da troppo tempo ignora.
“Una sorellina oscura e inquietante, luminosamente magica e dolcemente lugubre che ospiterà sulle sue pagine grandi autori del passato e del presente e vi farà leggere capolavori, tendenze e gioielli sconosciuti scaturiti dai molteplici territori della letteratura fantastica di tutti i tempi e di tutti i paesi.” – Così prosegue l’editoriale nell’esporne le promettenti prospettive: – “Inquieta e misteriosa, sublime e terribile, epica e incantata, Nova WF* sarà un’eloquente compagnia di viaggio in territori lontani e misteriosi, in dimensioni e tempi bizzarri e sconosciuti. E sempre con la discriminante prima delle nostre pubblicazioni: indipendentemente dai generi, è la qualità letteraria che conta. Niente riempitivi o rimasticature, quindi, ma opere di grande spessore”.
Generalmente non reperibili in libreria, i volumi di Elara Libri così come gli abbonamenti alle sue collane possono essere richiesti direttamente presso l’editore. Per informazioni, contatti e acquisti: Elara S.r.l. Via Fossolo 10, 40138 Bologna. Tel./Fax: 051.300575. Email: info@elaralibri.it. Sito web: www.elaralibri.it.
Il palcoscenico degli dei
aa. vv.
Collana Nova SF* 78, Elara S.r.l., 2008
brossura con sovracopertina, 380 pagine, Euro 20,00
martedì 23 settembre 2008
La fabbrica degli incubi (parlando di Thomas Ligotti alla radio)
Beh, dopo tutto Ligotti non sembra più essere un autore poi tanto sconosciuto in Italia. Ascoltando la radio nella serata di martedì 23 settembre, capita così d’imbattersi nell’inaspettato nome di Thomas Ligotti nel corso del programma quotidiano Rai Dispenser, scritto da Giorgio Bozzo e condotto su RadioDue da Federico Bernocchi.
Gli speakers introducono in breve la vita e le opere dello scrittore americano... riassumendo e parafrasando un testo che mi appare alquanto familiare, scaricato con tutta probabilità da qui anche perché, bene o male, non è che sul tema siano disponibili altri estesi scritti in italiano.
La presentazione riguarda il libro del giorno La fabbrica degli incubi, edizione italiana della prima uscita Fox Atomic Comics di The Nightmare Factory ad adattare a fumetti, nel 2007, i racconti ligottiani dell’omonima raccolta (The Nightmare Factory, Carroll & Graf, 1996). Tradotto e pubblicato dalla Free Books, il volumetto presenta quattro comics tratti da altrettrante storie, preceduta ognuna da una prefazione di Ligotti, sceneggiate da Stuart Moore e Joe Harris per i disegni di Ben Templesmith, Ted McKeever, Colleen Doran e Michael Gaydos.Proseguendo con la trasmissione radiofonica, rara isola che non teme di occuparsi talvolta delle uscite editoriali italiane relative al fantastico, viene proposta lettura di una sinossi dal secondo episodio dell’albo, tratto dal racconto Dream of a Mannikin. I rapporti di Thomas Ligotti con i Current 93 di David Tibet rappresentano quindi l’argomento conclusivo, nonché tratto d’unione ideale per passare dal parlato alla musica con l’ascolto della canzone Sunset (The Death Of Thumbelina) del gruppo musicale inglese, dall’album del 2006 Black Ships Ate the Sky.
Non sembrano (ancora) numerosi gli estimatori o anche soltanto i conoscitori locali di questa figura carismatica del “nuovo” horror, da noi sinora poco diffusa attraverso storie brevi in sparse antologie e, finalmente, nel recente volume I canti di un sognatore morto (Elara Libri, 2008). Il che non può che amplificare la piacevole sorpresa di sentirne parlare alla radio.
Grazie al podcasting di RadioRai, la regitrazione della puntata del 23/09/2008 sarà disponibile per una settimana, a partire dal 24 settembre, in formato mp3 sull’apposita pagina all’indirizzo www.radio.rai.it/radio2/podcast/lista.cfm?id=910.
[Poscritto del giorno dopo: niente da fare, la presentazione libraria è tagliata dai venticinque minuti di podcast messi online. Resta, sul finire, soltanto un’allusione alla corretta pronuncia di “Cthulhu” storpiata nel pezzo in questione.]
La fabbrica degli incubi
Basato sull'omonima antologia di Thomas Ligotti
S. Moore, J. Harris, C. Doran, B. Templesmith, T. McKeever, M. Gaydos
Free Books, 2008
Brossura, stampa a colori, 112 pagine, Euro 10,90
ISBN 9788895195902
martedì 16 settembre 2008
The Nightmare Factory: Volume 2
Qualcosa si sta lentamente muovendo, persino in Italia dove la sua prima raccolta Songs of a Dead Dreamer ha trovato traduzione presso Elara Libri. Thomas Ligotti non è più un segreto così ben custodito come si diceva un anno fa in occasione dell’uscita di The Nightmare Factory, il primo volume a fumetti tratto dalla sua narrativa. Il “segreto” sta trapelando, l’interesse cresce e si diffonde, alcuni suoi libri stanno uscendo in edizione economica nel Regno Unito, finalmente accessibili al mercato di massa, e nel campo dei comics la fabbrica ligottiana degli incubi fa il suo atteso e gradito bis, secondo appuntamento in una serie annuale che promette di essere longeva.
Curato da Heidi MacDonald con L. Eric Lieb per Fox Atomic Comics/HarperCollins, The Nightmare Factory: Volume 2 si affida ai tratti grafici di Vasilis Lolos (The Last Call, The Pirates of Coney Island), Bill Sienkiewicz (Elektra: Assassin, 30 Days of Night: Beyond Barrow), Toby Cypress (Killing Girl, Batman/Nightwing: Bloodborn, Predator: Home World) e Nick Stakal (Criminal Macabre: My Demon Baby, Strange Girl), conservando le firme di Joe Harris e Stuart Moore che tornano a spartirsi i quattro nuovi adattamenti dei racconti di Ligotti, tratti ancora dall’omonima antologia personale (The Nightmare Factory, Carroll & Graf 1996). Un moderno weird horror che mette in discussione la percezione della realtà, e della propria identità stessa dispersa in un mondo nel quale sfugge ogni certezza; in cui nulla sarà più ciò che appare. Orrore che mina la scontata filosofia
Gas Station Carnivals è la storia di apertura, scritta da Harris su tavole di Vasilis Lolos. I falsi ricordi di piccole, decadenti e improbabili fiere da luna park collegate a stazioni di servizio segnano l’inizio dell’incubo per uno scrittore. La fiera, e l’immobile, sinistro showman
Lolos lascia irrompere nel disegno appena i giusti tratti d’irreale, stilizzando la figura grottesca e minacciosa dell’uomo di spettacolo in un ghigno intravisto, e nelle simboliche finiture dell’abito a ricordare uno scheletro.
Sempre di Joe Harris il seguente The Clown Puppet, illustrato da Bill Sienkiewicz con più ambizioso taglio surreale, tra sfumati e drastici contrasti cromatici a farsi carico, fors’anche in eccesso, del tono descrittivo del racconto.
Cambiare vita e lavoro di continuo a nulla vale, e la “visitazione” cui periodicamente va soggetto il personaggio potrebbe pure non esser frutto del suo cupo disagio mentale. L’assurda clownesca marionetta, i cui fili si vedono perdersi nel nulla in tutto il beffardo e insensato irreale del suo manifestarsi, se non uno scopo alcuno potrebbe forse avere degli effetti...
The Chymist, nella riduzione di Stuart Moore, è disegnato da Toby Cypress per l’inchiostrazione di Rico Renzi. L’approccio visivo è qui caricaturale, in una chiave di lettura che dell’ininterrotto monologo del racconto originale, fra divertito sarcasmo e implicito orrore, sembra voler privilegiare un tono ironico.
Il chimico della vicenda, sola e unica voce narrante, “rimorchia” una prostituta in un locale d’un quartiere piuttosto equivoco, sino ad accompagnarla nella stanza di lei in albergo. Ma di certo i suoi scopi non corrispondono a quel che la sfortunata signorina poteva prevedere...
Di Moore è anche il conclusivo The Sect of the Idiot, coi sobri disegni di Nick Stakal, colorati da Lee Loughridge, scanditi da un lento ritmo d’immagini e didascalie rarefatte.
In uno dei racconti più “lovecraftiani” di Ligotti, i sogni di un uomo solitario, ritiratosi in una vecchia tranquilla cittadina, lo conducono a un enigmatico circolo d’incappucciati il cui aspetto non sembra molto umano. Sempre che sia solo un sogno. Sempre che il sognatore stesso, infine, ancora sia del tutto umano...
Ogni fumetto è preceduto da una pagina introduttiva di Thomas Ligotti. Alle note biografiche finali si aggiungono la riproduzione dell’ottima illustrazione di copertina realizzata da Jon Foster, e una cupa suggestiva tavola di Tim Bradstreet utilizzata dalla Fox Atomic come prima immagine promozionale.
Un buon rapporto, questo, tra letteratura e comics anche considerando le debite difficoltà e differenze d’esito nella trasposizione dall’uno all’altro mezzo. Certamente una preziosa e più vasta vetrina per un particolare horror, quello fantastico e weird, piuttosto lontano dal gusto popolare e consolatorio dei bestsellers. E di un autore che, per abusare ulteriormente delle solite trite analogie, ha oggi per l’evoluzione del genere un’importanza paragonabile a quella che ebbe Lovecraft nel secolo scorso.
In italiano, nel frattempo, è disponibile l’edizione Free Books del primo volume della serie, La fabbrica degli incubi. Il consiglio, agli indecisi e ai potenziali curiosi, è di andare in fumetteria per dargli almeno una sfogliata.
The Nightmare Factory: Volume 2 Based on the stories of Thomas Ligotti S. Moore, J. Harris, V. Lolos, B. Sienkiewicz, T.Cypress, N.Stakal Fox Atomic Comics / HarperCollins, 2008 Brossura, stampa a colori, 112 pagine, U.S. $ 17,99 ISBN 978-0-06-162636-4 |
mercoledì 13 agosto 2008
A Lovecraft Retrospective: Artists Inspired by H.P. Lovecraft
Acquistatelo per corrispondenza, e il vostro postino vi odierà per la vita. Chiedendosi fra l'altro perché mai dobbiate farvi spedire una lapide funeraria dall'estero, già che le dimensioni e il marmoreo peso
Una volta disimballato nei suoi sei chili e mezzo circa di tonnellaggio netto, il nero cofanetto si rivelerà in tutte le sue monolitiche proporzioni: quarantuno per trentadue per quasi sei centimetri di spessore. Al che sarebbe pur lecito un certo qual senso di déjà vu, mentre par di avvertire nell’aria il riecheggiare di timpani dell’Also sprach Zarathustra di Strauss.
Anche limitandosi al mondo dei libri d’arte, le dimensioni e il costo dell’opera si aggirano sul proibitivo, ampliamente superandolo nel caso dell’edizione limitatissima di cinquanta copie rilegate in pelle (umana?) con stampe supplementari e firma degli artisti: duemila e quattrocentonovantacinque dollari di listino. La maniacalità estrema
Ma a volte si scopre che, per volumi che sono veri e propri monumenti, vale tutto sommato la pena di mandarsi drasticamente a picco le finanze, magari ingegnandosi per scovarne una copia “normale” d’occasione. E poi… c’è sempre il pubblico alibi che sia “un investimento”.
Pubblicato dalla Centipede Press, piccola casa editrice
Apre il volume una prefazione del regista Stuart Gordon che, fra l’altro, paragona la prosa descrittiva lovecraftiana a delle “macchie di Rorschach” nel riflettere la personalità dell’artista che ne dia resa visuale. Poi, sgargiante, dispersivo e divertente nella sua consueta irruenza, Harlan Ellison confessa invece in sede d'introduzione tutta la sua passione per Howard Phillips Lovecraft, e incidentalmente per Clark Ashton Smith, “suo compagno letterario di bevute nell’ubriacante suono della parole”.
La retrospettiva artistica è suddivisa in tre periodi: le origini dagli anni 20 ai 50, l’arte
Ellison ritorna dunque per occuparsi di H.R. Giger, mentre a Robert M. Price tocca la nota saggistica più lunga riassumendo in The Necronomicon. Hexes and Hoaxes la storia letteraria dello pseudobiblium e dei suoi più illustri omologhi. I testi vanno più oltre trasformandosi in semplici autopresentazioni per la maggioranza degli artisti contemporanei, in terza persona nel solito stile da “comunicato stampa” che, firmato, dà un tono surreale a certi elogi. Per lo scritto su Michael Whelan, autore della ben riconosciuta copertina, ci si affida addirittura a Wikipedia.
Davvero troppi artisti per farne elenco, tra quelli in singole opere e gli altri considerati per esteso in una sorta di più o meno consistente portfolio. Comprese tutte le icone più famose dell’immaginario visuale lovecraftiano, dai disegni di Virgil Finlay al celebre Cthulhu di Raymond Bayless sull’edizione Arkham House 1984 di The Dunwich Horror and Others, dalle elaborazioni fotografiche di J.K. Potter alle interpretazioni moderne ma già classiche di un John Coulthart o un Dave Carson.
Quasi assente la scultura, salvo un paio di bronzi di Joel Harlow e alcune action figures. Spazio ai fumetti, anche con storie intere, dagli EC Comics degli anni 40 e 50 alla Marvel, da Bernie Wrightson ai disegnatori di Métal Hurlant. Ottimamente rappresentata la fase sino agli anni 60, comprese tavole e covers di valore storico, ben che di per sé non eccelso. Maggiormente affidata alla discrezionalità dei curatori, Jerad Walters e Joseph Wrzos, le scelte sulla rappresentatività dell’iconografia più recente con esempi non particolarmente significativi in confronto ad alcune delle più rilevanti assenze. Non c’è menzione per esempio di Alberto Breccia, che pure mantiene la più alta resa di Lovecraft nel campo del fumetto; non c’è traccia di Karel Thole, che sconta la propria scarsa fama negli ambienti di lingua inglese nonostante le molte e splendide copertine lovecraftiane realizzate. Assenze e omissioni comunque perdonabili in una raccolta davvero sterminata e varia, senza precedenti per standard qualitativo, per mole ed esaustività; completa delle principali personalità internazionali anche se inevitabilmente tesa a una maggior considerazione verso l’area anglofona, e per le più immediate reperibilità dell’editoria e
Una postfazione di Thomas Ligotti è posta in chiusura di rassegna a ricordare in Lovecraft “ciò che è detto ma non veduto,” traducendone il titolo alla lettera, per riportare sul senso proprio e pregnante della sua opera letteraria un’attenzione troppo distratta dall'immaginario popolare… semplificato, oramai, in mera questione di “tentacoli & mostri”.
Le pagine finali associano i relativi crediti a ogni immagine attraverso la sua riproduzione in miniatura, per concludersi con le note biografiche e i vari riconoscimenti
Contenuti: PREFACE, by Stuart Gordon INTRODUCTION: Things Unseen, by Harlan Ellison EARLY ART: THE 1920s AND 1950s - Early Art: The 1920s to the 1950s, by Stefan Dziemianowicz - Virgil Finlay, by Stefan Dziemianowicz - Lee Brown Coye, by Stefan Dziemianowicz - E.C. Comics, by Stefan Dziemianowicz - Hannes Bok, by Stefan Dziemianowicz - Frank Utpatel, by Stefan Dziemianowicz - Richard Taylor, by Stefan Dziemianowicz MIDDLE ART: THE 1960s AND 1970s - Middle Art: The 1960s and 1970s, by Stefan Dziemianowicz - Bernie Wrightson, by Stefan Dziemianowicz - Helmut Wenske, by Alan Tepper/Fantasyy Factoryy, Aug. 2007 - Bruce Pennington, by Nigel Suckling - Raymond Bayless, by Stefan Dziemianowicz - Comic Books, by Stefan Dziemianowicz - John Stewart by Andrew Smith - Harry O. Morris, by Jerad Walters & Joseph Wrzos - H.R. Giger, by Harlan Ellison - Stephen Fabian by Joseph Wrzos MODERN ART: THE 1980s TO TODAY - Modern Art: The 1980s to Today, by David Curtis & Joseph Wrzos - Michael Whelan, by Wikipedia - Ian Miller, by Jane Frank - The Necronomicon. Hexes and Hoaxes, by Robert M. Price - Allen Koszowski, by Stefan Dziemianowicz - Les Edwards, by Les Edwards - Randy Broecker, by Randy Broecker - J.K. Potter, by Stefan Dziemianowicz - Tom Sullivan, by Tom Sullivan - Dave Carson, by Dave Carson - John Coulthart, by John Coulthart - Jeff Remmer, by Jeff Remmer - François Launet, by François Launet - Gwabryel, by Gwabryel - John Jude Palencar, by John Jude Palencar - Bob Eggleton, by Bob Eggleton AFTERWORD: That Which Is Said But Not Seen, by Thomas Ligotti THUMBNAILS ARTIST BIOGRAPHIES ACKNOWLEDGEMENTS AND COPYRIGHT |
A Lovecraft Retrospective: Artists Inspired by H.P. Lovecraft
Edited and designed by Jerad Walters, copyedited by Joseph Wrzos
Centipede Press, 2008
Rilegato in cofanetto rigido, 400 pagine, stampa in b/n e a colori, US $ 395.00
ISBN 9781933618340
Posted by Andrea Bonazzi at 10:37 7 comments
Labels: arte, libri, Ligotti, lovecraftianerie, recensioni
lunedì 21 luglio 2008
Spaventapasseri
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“Ma dove le trovi queste cose?...” Evitando di rispondere a tale immancabile domanda, o almeno mantenendosi sul vago, si conserva forse un qual certo contegno da connoisseur d’arte fantastica, o da indefesso esploratore (con o senza il prefisso inde—) degli “oscuri meandri dell’orrido”. Il fatto è che queste e altre ghiotte cose si incontrano, e non di rado, su un forum tra più interessanti del panorama horror in rete, quello di Thomas Ligotti Online.
Gli inquietanti spaventapasseri, in questo caso, sono firmati da The Pumpkinrot Works, marchio di fabbrica di un altrimenti anonimo artista americano specializzatosi in installazioni e suggestivi “scherzi” scenografici per la notte di Halloween.
“Quando l’età m’impedì di riscuotere dolciumi nella notte di Halloween (in qualunque maniera socialmente accettabile), decisi di fare qualcosa per questo. Halloween era il brivido dell’anno. Batteva il Natale a man bassa”. L’introduzione al sito prosegue descrivendo in breve la nascita di una passione che, dal 1986, ha portato all’allestimento di sempre più elaborati scenari per dar vita alla vigilia di Ognissanti: “Il piano dopo il mio ritiro da «dolcetto-o-scherzetto» era formato: un giorno avrei fatto un giardino stregato tutto mio”.
La pagina dedicata, Scarecrows, illustra con numerose foto gli spaventapasseri realizzati ogni anno dal 2003. Ma l’intero sito web è ricco di documentazione video e fotografica degli allestimenti spettrali o stregoneschi del suo artefice.
Galleria: sito ufficiale di Pumpkinrot, a dark celebration of Halloween, pumpkinrot.com.
martedì 25 marzo 2008
I canti di un sognatore morto
Bambole viventi che narrano storie, psichiatri oltre i limiti della follia, chimici che realizzano la droga dell’orrore assoluto, manicomi trasformati in sinistri laboratori per esperimenti sul nulla, vampiri mezzosangue che temono l’esame dei parenti giunti dalla lontana Francia, cavalieri prigionieri di un incubo totale, vecchi palazzi dove ladri di occhi e di vita suonano melodie stupende, libri che cercano il proprio lettore… l’universo onirico e caotico che si nasconde dietro la quieta realtà quotidiana è un mondo di ferocia e crudeltà, di morte e dissoluzione, eppure appartiene all’ordine delle cose, come le stelle e i pianeti. Una lussuosa antologia di storie di elevata qualità letteraria e di grande tensione. Il mondo onirico, disperato, implacabile di uno dei più grandi scrittori americani contemporanei.
Pare ormai prassi consolidata, per l’editoria italiana, scoprire certi importanti autori d'oltreoceano con una ventina d’anni o quasi di ritardo, salvo poi esaltarli come un Dick o un Lovecraft sull’onda di un mercato improvvisamente entusiasta d’accaparrarsene il nome. Chissà non accada finalmente così anche per Thomas Ligotti, incredibilmente ignorato dalla nostra editoria di genere mentre, in patria come altrove, riscuote consensi dalla critica ai massimi livelli oltre che da un solido e consistente numero di appassionati. Lontano però dalle grandi classifiche di vendita e senza usare la forma del romanzo: entrambi peccati imperdonabili, qui, soprattutto per uno scrittore horror.
Non è infatti un editore della grande distribuzione a pubblicare in Italia il primo volume di Ligotti. A osare tanto è la Elara di Bologna, diretta erede della Perseo Libri della quale prosegue l’opera mantenendone pubblicazioni e catalogo specializzato di fantascienza, ora con maggior apertura verso le altre sfumature del fantastico, ma sempre e soltanto tramite vendita diretta evitando il passaggio in libreria.
Pur sempre un inizio, contando su pochi lettori motivati e attenti. Probabilmente un grosso limite, considerando come le stesse caratteristiche di tematica e stile che rendono l’autore in qualche modo impegnativo e atipico per l’odierno orrore letterario, potrebbero invece trovare buona accoglienza presso un più vasto pubblico al di fuori delle classificazioni e dei generi.
Curato e tradotto da Armando Corridore, che pure ne firma la postfazione, I canti di un sognatore morto è una versione della prima raccolta ligottiana Songs of a Dead Dreamer nella sua riedizione uscita nel 1989 presso Robinson in Inghilterra, e per l’americana Carroll & Graf nel ’90, riveduta e ampliata sulla base dell’originale del 1985 stampato in sole trecento copie per la Silver Scarab Press.
Rispetto alla collezione originaria, alcuni dei racconti vengono sostituiti con altri provenienti da successive raccolte. Mancano Eye of the Lynx, The Christmas Eves of Aunt Elise, Les Fleurs e Alice’s Last Adventure; questi ultimi due peraltro disponibili altrove in italiano. Omessa anche la breve introduzione di Ramsey Campbell già lusinghiera nel presentare, allora, una giovane promessa al suo esordio. Inserito invece I mistici di Muelenburg (The Mystics of Muelenburg), tratto da Grimscribe: His Lives and Works del 1991, insieme a una serie di estratti da Noctuary (1994) con La voce nelle ossa (The Voice in the Bones) oltre a I burattinai (The Puppet Masters), La carriera degli incubi (The Career of Nightmares), Facce nuove in città (New Faces in the City) e Autumnal (Autumnal) i quali trovano, fra una sezione e l'altra dei testi, funzione di prologo, interludi e postludio.
Forse non il Ligotti più maturo e complesso, questo dell’iniziale Songs of a Dead Dreamer, ma rappresentativo comunque in diversi titoli fra i suoi migliori. Tra le ventidue storie incluse, molte delle quali dapprima apparse su fanzines e pubblicazioni non professionali, si trovano classici personali come Il birichino (The Frolic, 1982) dal quale un anno fa è stato tratto il cortometraggio omonimo The Frolic, oppure Sogno di un manichino (Dream of a Mannikin, 1982) e La clinica del Dottor Locrian (Dr. Locrian’s Asylum, 1987) recentemente adattati a fumetti nell’albo dedicato The Nightmare Factory (Fox Atomic Comics, 2007) ora in italiano come La fabbrica degli incubi (Free-Books, 2008). O ancora Vastarien (Vastarien, 1987), magnifica variazione sul tema del “libro fatale” come chiave d’accesso a una realtà superiore.
Qualcuno dei racconti si avventura su terreni poco usuali per il riservato fantasista americano, espressamente ralizzati per antologie a tema che lo conducono così verso il fantasy con Mascherata della spada morta: una tragedia (Masquerade of a Dead Sword), scritto per l’antologia Heroic Visions II del 1986: in verità più vicino alla Maschera della Morte Rossa di Poe che ai canoni eroici delle saghe di “spada e magia.” Oppure verso la classica figura del vampiro, rivisitata ne La perduta arte del crepuscolo (The Lost Art of Twilight, 1986). Un paio di altri pezzi miscelano invece spunti saggistici e narrativi, come Appunti sulla scrittura dell'orrore. Una storia (Notes on the Writing of Horror: A Story, 1985), avviata come riflessione letteraria per disgregare infine nell’orrore il suo stesso artefice, o le sardoniche considerazioni delle Brevi lezioni del Professor Nessuno sull'orrore sovrannaturale (Professor Nobody’s Little Lectures on Supernatural Horror, 1985).
La traduzione si impegna nel rendere giustizia a una prosa ricercata, fortemente evocativa in ogni propria sfumatura fino a sostenere pressoché da sola una narrativa di atmosfera assai più che d’intrecci. Marta Barbieri, autrice della copertina, completa il volume con le ottime illustrazioni interne in bianco e nero. A firma di Ugo Malaguti la nota introduttiva, che si dilunga a tratti distratta nel ripetersi.
Per informazioni, contatti e acquisti: Elara S.r.l. Via Fossolo, 10 40138 Bologna. Tel./Fax. 051.300575. Sito web: www.elaralibri.it.
I canti di un sognatore morto
Thomas Ligotti
Biblioteca di Nova SF* 27, Elara S.r.l., 2008
rilegato, 328 pagine, Euro 27,00
domenica 16 dicembre 2007
“Are you out there, Thomas Ligotti?”
Nessuno ancora in Italia pare seriamente occuparsi di questo autore, il cui nome resta quasi ignoto persino a molti fra gli appassionati di genere.
Salvo pochi racconti in antologie non è mai stato proposto in italiano, né ha molta probabilità di esserlo visto che rifiuta la grande editoria dei bestsellers e, soprattutto, non scrive romanzi.
Eppure, ci troviamo di fronte a un’autentica figura di culto, uno dei maggiori scrittori weird horror viventi, riconosciuto e apprezzato dalla critica. Singolare fenomeno di popolarità sotterranea mai giunto a un successo commerciale che sembra consapevolmente sfuggire, premiato coi più importanti riconoscimenti di settore dai tre Bram Stoker Awards all’International Horror Guild Award.
Americano di seconda generazione, proveniente da una famiglia di origini siciliane, Thomas Ligotti nasce a
I tardi anni 60 lo vedono in pieno abuso di alcool e droghe, mentre ancora frequenta le scuole superiori, fino all’agosto 1971 quando iniziano a manifestarsi le prime crisi di agorafobia, i primi attacchi di panico e di quelle sindromi ansiose e depressive destinate ad accompagnarlo negli anni, segnandone la personalità e il rapporto col mondo.
È in questo periodo che il giovane Thomas inizia a scoprire la letteratura fantastica e weird, appassionandosi ad autori come Poe, Machen e Lovecraft fino a iniziare egli stesso a scrivere, mentre è al suo terzo anno di college, trovando in ciò nuovi stimoli e diversione dalle proprie ansie croniche. Sei anni di sperimentazioni e di prove prima di vedersi accettare il primo racconto, The Chymist, con cui fa il suo esordio sulla fanzine Nictalops nel marzo
Il suo nome inizia così a circolare su diverse testate tra fandom e piccola editoria, sempre con brevi racconti che lo contraddistinguono per approccio e stile, fino alla pubblicazione nel 1985 della sua prima raccolta Songs of a Dead Dreamer, in sole trecento copie presso la minuscola Silver Scarab Press ma già attirando su di sé le attenzioni di più noti e prestigiosi colleghi, come Ramsey Campbell che del volume firma la breve e lusinghiera introduzione.
Il primo racconto su rivista professionale arriva nell’aprile 1990 con The Last Feast of Harlequin (La festa di Mirocaw), un dichiarato omaggio a H.P. Lovecraft che gli vale il titolo di copertina su The Magazine of Fantasy & Science Fiction.
Dal 1979 Ligotti lavora come editor associato presso la divisione di critica letteraria della Gale Research Company, ora Thomson Gale, raccogliendo e curando monografie critiche su vari autori, fino all’estate 2001 quando lascia finalmente Detroit per trasferirsi a Tampa, nel sud della Florida, dove attualmente svolge attività di freelance nel campo editoriale.
Estremamente riservato e schivo, lo scrittore
Nessuna pubblica uscita. Nessuna ritratto a testimoniarne un’esistenza fisica a parte una manciata di foto solo più tardi e più o meno ufficialmente diffuse, una delle quali “rubata” addirittura da un annuario aziendale. Non c’è da sorprendersi, dunque, che alcuni lo ritenessero per anni il mero pseudonimo di un qualche autore famoso in vena di esperimenti. Ancora nel 1996 all’uscita di The Nightmare Factory, il suo paperback più diffuso, la prefazione di Poppy Z. Brite si apre rivolta a lui come a un’incognita: “Sei là fuori, Thomas Ligotti?”
Ricercato nello stile, inconfondibile ed elaborato sino ai limiti del “poema in prosa” (talvolta a scapito dell’equilibrio stesso del racconto, osserva qualche critico), per Ligotti come per H.P. Lovecraft e Clark Ashton Smith non è la vita ad avere interesse quanto la “fuga dalla vita”, l’evasione dai suoi limiti verso tutt’altre realtà. Un orrore ontologico anziché psicologico, quello della sua narrativa, che mette in discussione l’essenza stessa delle cose, nel dispiegarsi dell’avvenimento fantastico in sé più che attraverso i protagonisti che l’affrontano. Personaggi sempre ritratti al minino indispensabile, con scarsa e sardonica partecipazione per le loro vicende umane. Figure passive che perdono o non hanno mai avuto il controllo
E la cifra stilistica, l’uso
Oltre alla prosa di Edgar Allan Poe, una delle maggiori e dichiarate influenze letterarie è rappresentata dal primo e più sognante Lovecraft, quello de La musica di Erich Zann. Al maestro di
Fra le sue letture predilette o formative sono citati Borges e William Burroughs, a fronte di una prevalenza di nomi europei quali Nabokov, Cioran, Kafka, Bruno Schulz e anche il nostro Buzzati.
I suoi temi sono spesso quelli
Ricorrono immagini di simulacri animati, manichini e marionette, oscure ombre dell’inumano. E di ambienti in declino che trasfigurano nel surreale, in un’estetica
Descritta come “profondamente nichilista” e velata di sarcastica misantropia, la visione di Thomas Ligotti rivela una realtà indistinta dall'incubo, un mondo in cui l'orrore è l’essenza stessa delle cose, percezione senza veli di un'esistenza incomprensibile e senza scopo. Una creazione forse persino "ostile" che si discosta dall'indifferenza cosmica dell'universo lovecraftiano.
Una visione che alcuni accostano allo gnosticismo, un po’ alla maniera misticheggiante e paranoica dell’ultimo Philip K. Dick. Ma se il pensiero gnostico comunque contempla una divinità, al di sopra
Dopo la prima limitata edizione, Songs of a Dead Dreamer viene rivisto con l’aggiunta di qualche racconto e l’esclusione di altri fra i meno maturi, per essere pubblicato nel Regno Unito dalla Robinson nel 1989, e un anno più tardi negli Stati Uniti da Carroll & Graf, la quale fa pure uscire le raccolte Grimscribe: His Lives and Works nel 1991, Noctuary nel 1994, e The Nightmare Factory che nel 1996 riunisce in un corposo omnibus i tre titoli precedenti.
The Agonizing Resurrection of Victor Frankenstein and Other Gothic Tales, nel 1994 presso
Inizia nello stesso periodo la collaborazione con il gruppo musicale inglese dei Current 93 che gli dedica alcune canzoni di All the Pretty Little Horses, album del 1996 concluso da una ghost track nella quale lo stesso scrittore americano declama, attraverso il telefono, una poesia dal proprio racconto Les Fleurs.
Nel 2002 appare My Work Is Not Yet Done: Three Tales of Corporate Horror, volume della Mythos Books che trova nella novella
Sideshow and Other Stories, fascicolo ancora a tiratura limitata, esce nel 2003 presso
Del 2005 è il tascabile The Shadow at the Bottom of the World diffuso dalla Cold Spring Press, ultimo fra i suoi libri ad avere vasta distribuzione di mercato, edito in seguito anche da Subterranean Press.
Un prossimo The Conspiracy Against the Human Race, in uscita per
Dal racconto The Frolic (1982) è tratto l’omonimo cortometraggio (disponibile in DVD) diretto nel 2007 da Jacob Cooney, storia di uno psichiatra ossessionato da un suo paziente del manicomio criminale, killer psicopatico le cui fantasie si sveleranno più realistiche e minacciose del previsto.
I racconti di Ligotti sono tradotti ovunque grazie anche ai contributi in famose antologie. Suoi volumi sono pubblicati in Grecia, in Spagna, e in
Soltanto briciole, dicevamo, in Italia. Per il mercato nostrano una raccolta di racconti horror non la si rischia davvero senza un nome di garantito successo.
In attesa di più coraggio (o incoscienza) editoriale, troviamo L'ultima avventura di Alice in In principio era il male (Mondadori 1990 e ’94), alienazione di una scrittrice fra suo mondo letterario e realtà. Il grande festival delle maschere in Paure eccellenti (Mondadori 1991), strana celebrazione carnevalesca distorta in surreale atmosfera. La festa di Mirocaw in Millemondiestate 92 (Mondadori 1992), in cui un antropologo scopre oscuri risvolti di una festività di provincia. La perduta arte
L’angelo della Signora Rinaldi, nel quarto numero di Necro, è un racconto del 1991 la cui versione originale si trova disponibile sul sito web dell’autore. La storia presenta alcune delle più tipiche tematiche ligottiane: la forza
(Articolo pubblicato sulla rivista Necro - anno I, numero IV, novembre 2007)