lunedì 15 ottobre 2007

La lotteria di Shirley Jackson


Il racconto di Shirley Jackson intitolato “La lotteria” ricorda da vicino, per la fama che lo circonda, la famigerata lettura radiofonica della “Guerra dei Mondi” di Orson Welles. Fama non immeritata, giacché la pubblicazione sul «New Yorker», nel 1949, scatenò un pandemonio. Molti lo presero alla lettera, reagendo all’istante e poi per lungo tempo con missive indignate o atterrite alla redazione. Certe cose non potevano, non dovevano succedere. Eppure la storia si presenta in tutta innocenza quale pura e semplice descrizione della lotteria che si svolge nell’atmosfera pastorale, quasi idilliaca, di un villaggio del New England in un luminoso mattino di giugno – come ogni anno da tempo immemore. Ma giunto al termine di questo racconto, come degli altri che compongono l’intensa silloge qui proposta, il lettore scoprirà da sé, in un crescendo di «brividi sommessi e progressivi» – come diceva Dorothy Parker –, che cosa li rende dei classici del terrore. Secondo un altro illustre ammiratore della Jackson, oltre che maestro del genere, Stephen King, lo sono perché «finiscono con una svolta che porta dritto in un vicolo buio».

Ottimamente tradotti da Franco Salvatorelli, i quattro brevi racconti selezionati per questo volumetto avrebbero forse richiesto miglior collocazione, in una più ampia e curata raccolta che non le ottantadue ben allargate pagine di testo della Piccola Biblioteca Adelphi.
D’accordo; contare le quaranta battute per ventisette righe di ogni pagina sarà pure stato un eccesso di pignoleria, ma si tenga conto della “genovesità” di chi scrive in rapporto agli otto Euro del prezzo di copertina: non male per quattro titoli. Nessuno dei quali risulta fra l’altro inedito, né di particolare rarità, ognuno già apparso in Demoni amanti (Mondadori, 1991) mentre i due principali ricorrono in più di un’antologia di genere.
Parlando di cura, inoltre, l’assenza di un qualsivoglia apparato critico non può quindi giustificarsi con questioni di spazio. Qualche parola sull’autrice, non troppo conosciuta in Italia, meritava di essere spesa.

Scomparsa nel 1965 a soli quarantotto anni, Shirley Jackson ha dato un contributo non indifferente alla letteratura americana, divenendo popolare per un certo periodo con autobiografici ritratti di vita familiare, ma soprattutto con una serie di racconti e romanzi sottilmente fantastici, sempre inquietanti sul filo di un “gotico americano moderno” che spiazza il lettore giocando sull’apparenza e sul velo della percezione.
Raramente le sue opere fanno aperto uso del soprannaturale, come nel romanzo The Haunting of Hill House (1959), pubblicato in italia come La casa degli invasati (Siad 1979; Mondadori 1989, 1993 e '98) e L’incubo di Hill House (Adelphi, 2004), celebre anche per le riduzioni cinematografiche del memorabile Gli invasati nel 1963 e dello spettacolare ma deludente Haunting — Presenze nel 1999.

Della scelta di racconti nel libro, La lotteria (The Lottery) è certo il più noto: l’estrazione a sorte che coinvolge una comune cittadina della tranquilla provincia americana rivela, pagina dopo pagina, un quadro sempre meno comune e tutt’altro che tranquillo, del tutto realistico, eppure fantastico nel lasciare inspiegati gli eventi fra aberrazioni occulte e possibile realtà alternativa. Pubblicato, non senza iniziale perplessità, su una rivista popolare come The New Yorker (il 28 giugno del 1948, benché in quarta di copertina si parli di 1949), il racconto suscitò un vespaio di reazioni e proteste, in parte poi raccolte nel volume Come Along With Me (1968), da parte di lettori sorpresi, scandalizzati, o spaventati dalla pur vaga eventualità che certe cose potessero “davvero succedere”.

Segue Lo sposo (The Daemon Lover, 1949), in altre edizioni tradotto come Il demone amante senza così perdere l’originale riferimento a una ballata popolare scozzese che, appunto, vede protagonista il diavolo. Una donna, non più giovanissima, attende invano lo sposo nel giorno delle nozze, inseguendone affannosamente le tracce in una ricerca sempre più desolata e disperante tra vicini, negozianti e passanti che forse lo hanno visto e forse no; che la compatiscono e, sommessamente, deridono. Surreale ricerca che condurrà soltanto davanti a una porta chiusa, che mai si aprirà, lasciandone irrisolto il mistero. Nessun elemento fantastico nemmeno qui: solo il sospetto… l’incertezza su ciò che stia in effetti accadendo; sulla realtà che, angosciosamente, attorno alla protagonista si disgrega.

Concludono i due brevissimi Il colloquio (Colloquy, 1944) e Il fantoccio (The Dummy, 1949). Un bozzetto di alienazione e incomunicabilità il primo, mentre il secondo vede due distinte signore a cena in un locale in cui si fa spettacolo, testimoni di intemperanze da parte del pupazzo di un ventriloquo, quasi trovasse voce propria al termine dell’esibizione. Poco più che istantanee di sinistra quotidianità, entrambe le storie ancora sospese tra il soggettivo e il reale.

Il critico S.T. Joshi parla di “orrore domestico” nel definire le rarefatte tematiche weird della Jackson. Fantastiche o no, le sue storie sono pervase da un’atmosfera di estraniante irrealtà; una visione di misantropia nichilistica, non priva di humor, che la rende in qualche modo affine al più sardonico predecessore californiano Ambrose Bierce.

Fra i racconti di Shirley Jackson, in buona parte già apparsi in Italia, ci sono ancora piccoli capolavori di horror psicologico quali The Summer People (1950), in italiano I villeggianti o Gente d'estate. Dei romanzi, We Have Always Lived in the Castle (1962) è la claustrofobica vicenda di due cugine isolate nell’ombra di un oscuro passato; uscito per Mondadori nel ’91 come Così dolce, così innocente, il libro è annunciato in una nuova edizione presso la stessa Adelphi.

Mancano all’appello The Sundial (1958), l’incompiuto Come Along With Me (1965) pubblicato postumo nell’omonima raccolta, e diverse altre opere mainstream o di difficile collocazione che mantengono la stessa tipica impronta allucinatoria, fondamentalmente cinica e a volte ferocemente satirica della scrittrice.

Per chi volesse leggere o scaricare da web il racconto La lotteria, la medesima traduzione utilizzata per questo volume è da tempo disponibile on line sull’Archivio 2001 del sito di Adelphiana: www.adelphiana.it.

La lotteria
Shirley Jackson
Piccola Biblioteca, Adelphi, 2007
brossura, 82 pagine, Euro 8,00
ISBN 978-88-459-2184-1


2 commenti:

Elvezio Sciallis ha detto...

No ma bravo, infatti, scrivile tu gratis le note critiche così alla prossima edizione cambiano due virgole e le stampano sotto altro nome e aumentano il prezzo a 10 euro...

;)

Grazie Andrea!

Andrea Bonazzi ha detto...

Naa, avanti così...
La quarta di copertina è tutto. E tra il corpo di stampa sempre più grande, la rarefazione delle battute per riga & quella delle righe per pagina, la differenza tra un libro e un abbecedario sarà sempre più minima...