La più classica tradizione vampirica vede di solito un ben stagionato defunto a sostenersi, per vie soprannaturali, suggendo il sangue dei vivi più prossimi, a iniziar dai parenti. Esattamente il contrario, invece, per l'ancor più classica tradizione economica in cui sono i più prossimi parenti in vita, in via del tutto naturale, a cavar sangue dalla celebrità dei loro ben stagionati defunti.
Recente notizia è che il pronipote di Bram Stoker, insieme allo sceneggiatore e documentarista Ian Holt, ha portato a termine un romanzo che fa da sequel all’originale Dracula pubblicato nel 1897, vendendone per cifre a sei zeri sia i diritti di pubblicazione che quelli cinematografici, con un prossimo film già in cantiere.
L’iniziativa parte in realtà dal newyorkese Holt, trentanove anni, membro della The Transylvanian Society of Dracula e storico del personaggio, che ha contattato cinque anni fa il discendente dello scrittore irlandese proponendogli di scrivere a quattro mani un seguito alla più celebre fra le opere letterarie del bisnonno. E Dacre Stoker, cinquantenne trasferitosi dal Canada alla Carolina del Sud, con un passato da allenatore della squadra olimpica canadese di penthatlon, certo non si è tirato indietro.
Stando a quanto dichiarato, alcune “annotazioni manoscritte” lasciate in famiglia dall’illustre progenitore sarebbero state utilizzate nello sviluppo del nuovo romanzo, il titolo del quale è The Un-Dead, proprio come avrebbe dovuto intitolarsi il Dracula originale nelle intenzioni di Abraham “Bram” Stoker. Pur essendo un séguito in piena regola, viene tuttavia abbandonato l’originario stile epistolare che, con taglio realistico moderno, frammentava la narrazione in lettere, diari, testimonianze e persino registrazioni sonore su cilindri di cera, alternando le voci e i punti di vista soggettivi. Ma centoundici anni sembra non abbiano portato a molto, scivolati via sulle sempre più appiattite facoltà di comprensione del lettore, così da richiedere o imporre il più semplice racconto lineare tipico dell’odierno thriller.
Le 568 pagine del dattiloscritto sono state acquisite dall’editore Dutton per gli Stati Uniti, dalla locale Penguin per il Canada, e da Harper Collins per quanto riguarda il Regno Unito. Previsto in uscita per l’ottobre del 2009, i contenuti del testo vengono così descritti in un articolo inglese sul Guardian del 6 ottobre scorso:
“Il nuovo libro è ambientato nella Londra del 1912, un quarto di secolo dopo che il Conte è finito apparentemente «in polvere». Il Dottor Seward, discepolo del cacciatore di vampiri Van Helsing, è ora un morfinomane caduto in disgrazia mentre Quincey, figlio di Mina e di Jonathan Harker, si coinvolge in una travagliata produzione teatrale su Dracula prodotta e diretta dallo stesso Bram Stoker. Lo spettacolo immerge Quincey nei terribili segreti dei suoi genitori, ma prima di potersi confrontare con essi suo padre viene trovato assassinato a Piccadilly Circus, impalato”.
L’intento dichiarato è di “rendere dignità sia a Dracula che al suo autore,” benché sia lecito osservare come l’operazione palesemente milionaria abbia preventivamente mobilitato anche l’industria del cinema. Già pronta la sceneggiatura, firmata dal medesimo Ian Holt con Alexander Galant, per il film omonimo coprodotto dalla Atchity Entertainment International e dal regista Jan de Bont per Blue Tulip. Le riprese dovrebbero iniziare a giugno, con buon tempismo sulla diffusione del volume.
Chissà che a seguito di tutta questa impresa commerciale non si riesca a cavar fuori anche un po’ di letteratura. Forse non a restituire al vampiro il proprio ruolo primo, “mostruoso” e destabilizzante, trasformato nel corso di un secolo in qualunque altra cosa: parodia, ideale superomistico giovanile, stereotipo di un romanticismo da soap opera. Ma, se non altro, tanto per dare un occhiata a come potrebbe ritrovarsi il Conte con addosso ancora il suo mantello originale.
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