“Un profeta che brama posare lo sguardo sulle sue divinità. Un arduo cammino sino alla vetta di un monte. Un confronto con déi troppo potenti a nominarsi.
Questa la storia da cui trasse ispirazione Peter Rhodes, attivo come artista e autore di film nel corso degli anni 20. Pochi conoscono le sue opere, ed è solo con perseveranza e fortuna che siamo stati in grado di rintracciare gli elementi di questo sua pellicola ‘perduta.’ Sottoposto a un estensivo restauro, «The Other Gods» è attualmente in proiezione presso selezionati festival cinematografici nel mondo.
Il film di Rhodes fu realizzato attraverso l’animazione di figure in silhouette, una tecnica che perfettamente si adattava a raffigurare le storie mitiche delle ‘Terre dei Sogni’ di Lovecraft. Il coinvolgimento con le scene letterarie e occulte di New York fornirono un pubblico selezionato all’opera del cineasta. Particolarmente influenzato dai suoi rapporti con l’occultita Aleister Crowley e con lo scrittore H.P. Lovecraft, fu tuttavia la propria tragica storia personale a spingere Rhodes alla produzione di «The Other Gods,» il suo film più potente”.
Così presso diversi festival specializzati era presentato il cortometraggio The Other Gods. A Tale of the Dream Cycle, proposto come il restauro di un’animazione realizzata nel 1923 dal pittore e regista Peter Rhodes basata sul racconto omonimo di H.P. Lovecraft (Gli altri dei, 1921), con tanto di cronologia e nota biografica per il fantomatico Rhodes che avrebbe realizzato il film dopo la scomparsa “misteriosa” del fratello... come suggerito fra sinistre allusioni in divertito taglio lovecraftiano.
Seguendo uno stile del tutto compatibile con le tecniche di animazione del periodo, e con una visione necessariamente vaga e indirettamente evocativa per gli avvenimenti descritti nel racconto, il breve filmato in bianco e nero veniva in realtà prodotto nel 2006 dall’americano Mike Boas, che del progetto illustra l’intera genesi in Behind the Curtain. The Making of The Other Gods sulle pagine web del proprio sito, affidando al musicista Keith Handy la composizione della colonna sonora originale.
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